The Plot Is The Revolution

2011

ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

con Silvia Calderoni, Judith Malina (Living Theatre NY)

e la partecipazione di Thomas Walker e Brad Burgess

spazio scenico di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

una produzione Motus

realizzato grazie al sostegno di Festival Santarcangelo41, Fondazione Morra, Napoli

e la collaborazione di Cristina Valenti

©Camilla Pin

The plot is the revolution

2011>2068 AnimalePolitico Project

È ancora possibile immaginare brave new world come tanti utopisti hanno fatto in passato? Esistono spazi mentali e geografici per presupporre e tramare epocali ribaltamenti/rovesciamenti o, diciamolo, vere rivoluzioni, nel nostro assopito occidente?
Insomma la rivoluzione here and now è ancora concepibile?

The plot is the revolution ha inaugurato 2011>2068 AnimalePolitico Projectnel luglio 2011.
Il percorso si snoda attorno all’idea di trama, intreccio/tessitura resistente, che, come orditura accoglie, tenta di creare una comunità di dialogo e performatività trasversale fra le arti, ponendosi all’ascolto delle trasformazioni in atto per immaginare possibili nuovi scenari.
In questi ultimi due anni, abbiamo costruito una serie di Atti Pubblici che, fra utopie e distopie, visioni libertarie e catastrofiche, vedono di volta in volta coinvolti, con Silvia Calderoni, diversi artisti e liberi pensatori, giovani attori ma anche anziani, bambini, animali e abitanti della rete, economisti, scienziati, filosofi e rifugiati politici… invitati a dare il loro “Lungo addio all’oggi” e a immaginare senza limiti e freni inibitori, altre forme possibili di esistenza, resistenza, sussistenza, risonanza, comunanza, comunicazione, cooperazione, abitazione… e, of course, rivoluzione!
Judith Malina, prima eccezionale ospite, ha aperto con gioia questa catena di “incontri con uomini, e donne, straordinari” che hanno vissuto, o stanno vivendo, momenti epocali di trasformazione politica. A lei risale il titolo: agli spettatori di Paradise Now veniva data una mappa in forma di diagramma che rappresentava il viaggio ascensionale dello spettacolo verso la “rivoluzione permanente”. Ai piedi del diagramma si leggeva “The plot is the revolution” ossia “la trama è la rivoluzione”. Questo accadeva esattamente nel 1968, quando davvero tutto il Living Theatre credeva che usciti dal teatro la rivoluzione si mettesse in atto.

Nel gennaio 2011 a New York Judith ha visto Too Late!, il secondo contest sull’Antigone, ed è rimasta colpita: ne è scaturito un dialogo fiammeggiante e … abbiamo deciso di tentare un’esperienza comune. Siamo tornati a New York in giugno per mettere in atto, nello storico teatro del Living in Clinton Street, un nuovo confronto/contest, proprio fra Judith e Silvia, sospinti dall’esplosione di interrogativi che affollano la parola “rivoluzione”, sia a livello intimo e personale, che in prospettiva più ampia e “politica”. Domande da rivolgere a una donna straordinaria che è riuscita a rivoluzionare ogni attimo della propria esistenza privata e artistica. Domande proiettate nel tempo presente e inevitabilmente verso un futuro prossimo venturo.
Domande che abbiamo provocato e accolto anche fra tanti compagni di viaggio: artisti, critici e spettatori che partecipano a The plot is the revolution con le registrazioni audio delle loro riflessioni e interrogazioni. Domande che hanno alimentato la nostra ricerca teatrale verso lo spettacolo NELLA TEMPESTA, che ha debuttato a maggio 2013, ma non sarà punto d’arrivo di questo percorso.
È forse iniziato un processo di non ritorno che ci scaglia dentro punti caldi del pianeta per captarne forze telluriche e accumulare energie necessarie a vivere “in un mondo in cui non ci si può adattare e a cui non si può rinunciare,as citizens, as society-makers”.
Abbiamo dato vita a questo “incontro fra due Antigoni” per condividere con gli spettatori un esperimento -non uno spettacolo– ma un fatto, un dialogo fra generazioni, esperienze, voci e fisicità diverse ma possentemente vicine, unite dal suono della fiamma che induce a credere ancora nel teatro come possibilità d’azione, d’incisione sul tempo presente. Ci sentiamo “delusi ma non rassegnati”, per citare ancora il grande Paul Goodman, che così si definiva, e con coragggio (e lo scriviamo con tre g) proviamo a riesumare questo vocabolo per porlo di nuovo al centro del fare artistico come necessità, e adesso, come vera possibilità. E’ verso dove “c’è qualcosa che rompe l’ordine”, che anela al cambiamento, che decidiamo di spostarci con questa nuova avventura teatrale… Ed è quello che Judith, con i suoi 87 anni, continua a fare.

“I meet Silvia Calderoni, to voyage together through history, theater, political commitment, two women, two actresses, separated by the generations, toward our destination with the audience, which will become participants in our search for the beautiful non-violent anarchist revolution.” Judith Malina

“Judith Malina è un pezzo della storia, cosa che l’annoia, ma di cui è anche straordinariamente consapevole. E a suo modo soddisfatta. Quello che non la soddisfa è che l’essere diventata storia non possa mettere in moto un nuovo meccanismo di trasformazione. Se solo la storia diventasse concime, o nutrimento, o colore dell’orizzonte, o sciabolata di luce, per le generazioni a venire! Se solo potesse sollecitare, dal profondo delle sue vene non addomesticate, nuove insubordinazioni e nuove esperienze di fuoriuscita dalle esperienze, di fuoriuscita dai solchi delle tradizioni!”
Cristina Valenti, “Conversazioni con Judith Malina”, Titivilus Edizioni, 2008

© Caselli

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