Call me X

CALL ME X – Derive e approdi temporanei


mostra fotografica + videoinstallazione

AnimalePolitico Project
motus  2011 ||| 2014 ||| 2068
 

 

“É verso dove c’è qualcosa che rompe l’ordine, che anela al cambiamento, che decidiamo di spostarci con questa nuova avventura teatrale.”

Così si è aperto nel 2011 il progetto Animale Politico 2011> 2068 che nel 2014 torna al Festival di Santarcangelo, da dove in qualche modo il percorso è scaturito, per cercare di ricostruire a ritroso la trama, l’itinerario, la cartografia di questi intensi anni di ricerca e incontri “con uomini e donne straordinarie”. La scintilla d’avvio è stata The plot is the revolution, un appassionante incontro scenico fra “due Antigoni”: Silvia Calderoni e un mito del teatro contemporaneo come Judith Malina del Living Theatre, che ha debuttato proprio a Santarcangelo 41. A partire da questa esperienza indelebile proviamo a riassemblare per immagini l’ultima avventura teatrale – e di vita – dalla drammaturgia frantumata, scandita da azioni performative, workshop, residenze, incontri pubblici e interventi urbani… Un itinerario eterogeneo da cui emergono Nella Tempesta e la performance Caliban Cannibal.

Prospero: – E come vuoi che ti chiami… Cannibal?
Caliban: – Chiamami x. Come dire, l’uomo senza nome, o meglio l’uomo a cui è stato rubato il nome (…)

Un tempête, Aimé Césaire

Ci insediamo in questo luogo come piante rampicanti, provando ad accogliere e disseminare nello spazio tutto il materiale disomogeneo accumulato in questi 3 anni di esplorazioni, tentativi, smottamenti, sempre su territori di confine, margini.
Schegge da viaggi e incontri avvenuti inseguendo una delle possibili rotte dei migranti che – come scrive Adriano Sofri – “Non chiamo disperati, perché occorre sperare forte per mettersi in viaggi come questi”.
Siamo partiti da Cartagine, da dove sono partite le navi “della tempesta”, poi da Tunisi a Lampedusa, da molti studiosi identificata proprio come “possibile isola” scespiriana… per ascoltare testimonianze di viaggi lunghissimi, cominciati in Africa subsahariana, segnati da perdite e indicibili umiliazioni, sino alla disumana detenzione in Libia… di sogni e speranze verso un “Mondo Nuovo” che in Italia si è poi rivelato circoscritto al recinto di un CIE, o al terribile Palazzo Salaam di Roma – ultima tappa del nostro cammino – dove vengono “depositati” i richiedenti asilo politico “proprio come animali”.
Un collage di volti e parole legate all’appartenenza e allo sradicamento, alla ricerca d’identità quando spesso non sei altro che un numero – o una x – di una lunga lista… ma anche di slanci utopici e tentativi di fare dell’anonimato stesso una forza collettiva, plurale e resiliente. Un percorso che fondamentalmente ha preso avvio da Ics. Racconti crudeli della giovinezza per poi dare spazio ad altre voci: a chi della giovinezza stessa è stato privato.

Call me x si compone di documenti fotografici e video dalla serie di MucchioMisto Workshop che hanno costellato la ricerca: il primo atelier Deviens ce que tu es è stato al Festival Vie di Modena nell’autunno 2011. Vi hanno partecipato 10 giovani migranti, alcuni appena arrivati in Italia, altri di seconda generazione, 5 attori italiani e Med Ali Ltaief, ora protagonista con Silvia di Caliban Cannibal. E’ stato poi seguito da La Foresta è indispensabile all’Angelo Mai Occupato, di Roma – scandalosamente sgomberato dalla polizia, poi dissequestrato… – e Where is the master? al Teatro Valle Occupato, luoghi partner di questo progetto assieme a Macao di Milano e altri spazi “liberati” disseminati su tutto il territorio italiano.
La ricerca sul dispositivo scenico “riciclabile” è stata accolta da Centrale Fies di Dro con Instant City, Atelier d’architettura nomade rivolto a designer ed architetti. Poi un altro MucchioMisto workshop, Dérives et Débarquement, a La Bellone di Bruxelles; Le nomadisme comme un forme de resistance a Tunisi con Med Ali Ltaief, nell’ambito del World Social Forum e infine Storm Chaser alla Biennale Teatro di Venezia nell’Agosto 2013.

Ed una serie di video interviste indispensabili alla “drammaturgia geopolitica” di Nella Tempesta: incontri con alcuni rifugiati politici del campo Chucha in Tunisia e attivisti a una grande manifestazione in sostegno dei territori occupati in Palestina, la voce di alcuni giovani dell’Africa sub-sahariana appena sbarcati a Lampedusa che abbiamo incontrato nell’agosto 2013…
Poi altri dialoghi a Roma, città che oggi incarna in modo plateale le contraddizioni della politica “di accoglienza” del nostro malandato paese…
Quindi le esperienze dei migranti che abitavano le case occupate delle Acacie e Hertz, anch’esse ora violentemente sgomberate

Is this land mine?

Contatti e relazioni che sono state possibili solo grazie al dialogo stretto intessuto con tanti luoghi occupati che sostengono questo progetto e che in modo continuativo e coerente cooperano con le associazioni di lotta per il diritto all’abitare, altro tema focale di Nella tempesta.
Da questa dialettica nel 2012 è nato anche il progetto satellite W. 3 atti pubblici, di cui mostriamo alcuni frammenti video: una finestra sul processo fragile, ma ostinato, in atto in tutto il territorio italiano, che vede il proliferare di nuove forme rizomatiche di auto-organizzazione: tentativi di fuoriuscita dalle solite dinamiche conservative della cultura.

L’Italia di questi ultimi anni si è imprevedibilmente arricchita di singolari spazi “liberati” o “diversamente gestiti” con cui interagiamo da tempo: eterotopie danzanti, di cui Foucault avrebbe gioito. Cosa ci spinge, sin da quando abbiamo iniziato a fare teatro, a dialogare e abitare, sia pur in modo temporaneo, questi “Luoghi Altri”? E’ la tensione verso il limite, verso i punti di rottura e conflitto? O più semplicemente il fatto che fra gli attivisti di questi spazi abbiamo percepito lo stesso slancio “eccessivo” che pervade il nostro fare teatro?

Abbiamo sempre viaggiato, dal 2005 iniziato una vera esistenza nomade, spostandoci di residenza in residenza, cercando di innescare, con chi ci accoglie, una dialettica basata su una forte reciprocità, con persone che hanno fatto scelte radicali di impegno, che hanno deciso di “fare della propria vita un’opera d’arte”, di problematizzare in permanenza la propria esistenza per farne terreno di sperimentazione e conflitto. Alcuni sono attori, altri curatori… tutti hanno oltrepassato la linea decidendo di dedicarsi a tempo pieno a questi nuovi luoghi interstiziali dentro le città.

Il nome Motus evoca di per sé quest’immagine in movimento, dai contorni sfocati e confusi con i paesaggi… profilo tormentato da irriducibili sommosse interne. Incarna un’attitudine “strabica” al guardare esperienze-saperi-opere del passato per arricchire l’arsenale strategico di reinvenzione del presente, nello scompiglio di forme e linguaggi.

Da adesso in poi chiamateci x.

call-me-x-manifesto


Con Motus: Harfouche Maria, Gatta Annette, Malaussena Emilien, Mutombo Cajou, Ohrel Céline, Pagant Edouard, Parga Marie-José, Temples Emilienne, Yan- narou Faye, Akim Salami, Alessandro Polisco, Asemota Nosauktiare, Bilal Zerroiki, El Mahdi Mohammadi, Etienne Soussou Dejton, Farih Oussama, Fatoumata Diaby, Lisander Jaku, Sara Hamouda, Serge Aglii Kapeu, Tarek Alaija, Giacomo Garaffoni, Mohamed Ali Ltaief, Damiano, Ermelinda, Roberta Da Soller, Camilla Pin, Domenico Ingenito, Gianluca Panareo, Samuele Cestola, Giuseppe Innocente, Giorgio Casta- gna, Ilenia Caleo, Francesca Romana Di Santo, Sylvia de Fanti, Francesca Tommasoni, Paola Stella Minni, Laura Pizzirani, Ilaria Dalle Donne, Katiuscia Favilli, Valeria Usai, Camilla Carè, Arianna Romano, Carlo Antonicelli, Isabella Pinto, Laura Panait, Maria Giovanna Falcone, Fortunato Leccese, Giovanni De Monte, Daniele Pennati, Glen Caci, Adriano Saleri, Ugo Benini, Abril Pinedo Diaz, Ilaria Alice Tore, Daniela Duchi, Sofia Vigliar, Ksenija Martinovic, Cecilia Carponi, Marta Mattalia, Chiara Filippini, Olga Guseva, Carla Buttarazzi, Ciro Carlo Fico, Sarah De Pietro, Laura Ghirlandetti, Marta Buzi, Ilaria Mancia, Elisa Enti, Giorgina Pilozzi, Gianmarco, Adriano Mainolfi, Andrea La Bozzetta, Davide Tagliavini, Eleonora Marzani, Gianluca Cillo, Gianluca Panareo, Isabella Mongelli, Jacopo Belli, Marzia Delfini, Silvia Mazzavillani, Simone Zacchini, Valeria Ghignone, Vania Ybarra Alexandra B. Lefebvre, Isabelle Guichard, Thomas Mundiger, Simon Monette, Xavier Neszvecsko, Jade Barshee, Anna Basti, Irene Nerys Bonino, Aline Casagrande, Michele Degirolamo, Serena Dibiase, Eleni Efthymiou, Ruggero Franceschini, Montse Gabriel, Giulia Maninetti, Raffaella Men- chetti, Dario Muratore, Andrea Primignani, Elisabetta Scarano, Agnese Scotti, Vas- siliki Troufakou, Gisella Vitran, Renae Shadler.

Motus ringrazia Premio Ilaria Alpi e Associazione Riccione Teatro